Giovan Battista Michelini, Apoteosi di San Nicola da Tolentino
Statua di San Nicola da Tolentino
Mostra dell'altare di San Nicola da Tolentino (part.)
Mostra dell'altare di San Nicola da Tolentino (part.)
Mostra dell'altare di
San Nicola da Tolentino
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La devozione verso il beato (poi santo)
Nicola da Tolentino è documentata in Sant'Agostino di Gubbio fin
dal XIV secolo. Infatti al 1371, durante il priorato di fra Giovanni Butii
de Clausera, risale la testimonianza di Marinus Antonii e di donna Giovanna
sua moglie, del quartiere di San Pietro. I due eugubini raccontano che,
essendo il loro unico figlio Blascio affetto da epilessia, essi avevano
fatto un voto al Beato Nicola da Tolentino che qualora Blascio fosse guarito
lo avrebbero offerto al beato stesso. Durante il sonno Nicola era apparso
a Blascio rassicurandolo che l'avrebbe liberato dalla sua infermità
a patto che egli si fosse fatto frate agostiniano. I genitori allora lo
avevano offerto a Dio, alla Madonna, al Beato Nicola e agli agostiniani,
consegnandolo al priore della chiesa di Sant'Agostino di Gubbio. Cinque
giorni dopo Blascio aveva vestito l'abito agostiniano con il nome di frate
Nicola. Un altare dedicato a San Nicola è documentato per la prima
volta nel 1530. Risale al 1645 l'interessante testimonianza di Tisbina
Triangoli, la quale dichiara di essere stata miracolata grazie al pane
benedetto di San Nicola, e per questo di aver reso le dovute grazie all'altare
del Santo nella chiesa di Sant'Agostino. E' probabile che poco dopo tale
data l'altare sia stato rinnovato, assumendo l'aspetto che ancora oggi
mantiene. A dopo il 1654 risale la doratura del monumentale ornamento
ligneo, eseguita grazie ad un lascito testamentario dell'eugubino Francesco
Grotti. Da un'annotazione del 1728 risulta che questo personaggio, assieme
alle sorelle, aveva fatto erigere la cappella dedicata al santo tolentinate.
Nel 1749 Benedetto XIV concede il privilegio all'altare di San Nicola
(altare privilegiato quotidiano perpetuo a favore dei sacerdoti dell'ordine
degli agostiniani che ivi celebrano).
Nell'inventario del 1731 circa sono ricordati il quadro rappresentante
San Nicola e i dodici quadretti con i miracoli del Santo, nonché
la statua con il suo ornamento, conservata - allora come oggi - nella
nicchia retrostante alla pala. Quest'ultimo simulacro veniva portato processionalmente
con una sedia gestatoria conservata in un credenzone sotto l'organo. Dietro
l'altare maggiore era invece posto uno stendardo con l'effigie di S. Nicola
da Tolentino, con di sotto li piedi il Mondo, il Demonio, e carne.
Cogliamo l'occasione per ricordare che San Nicola da Tolentino fu eletto
comprotettore di Gubbio il 22 dicembre 1704.
Il dipinto e la statua
La pala d'altare, a olio su tela, rappresenta l'Apoteosi di San
Nicola da Tolentino. Il santo, con l'abito degli agostiniani e con il
sole sul petto, è raffigurato nell'atto di calpestare la triade
"diabolus, mundus et caro", vale a dire il demonio e una procace
fanciulla (che simboleggia la lussuria) posti innanzi al globo terraqueo.
A premio della sua vittoria sui vizi, il Sacerdote tolentinate riceve
il triplice diadema ("corona sanctitatis", "corona virginum",
"corona martyrum") dalle mani di Gesù Cristo, della Vergine
e di Sant'Agostino. Ai lati del santo si trovano due angeli in volo, il
primo con il giglio, l'altro con un libro aperto, sulle pagine del quale
è scritto "PRECEPTA / PATRIS / MEI / SERVAVI // ET VOS / MEA
/ SERVATE". Sullo sfondo è visibile la fornace del Purgatorio,
per il ruolo riconosciuto a San Nicola come intercessore per la salvezza
delle anime condannate alle pene del Purgatorio.
L'opera, pur non essendo firmata, viene unanime-mente attribuita dagli
studiosi al pittore folignate Giovan Battista Michelini, che dovrebbe
averla realizzata negli anni cinquanta del Seicento, cioè durante
l'ultima fase del suo percorso artistico, "caratterizzata da una
decisa ripresa di arcaismo e da accentuazioni espressive di tradizione
locale". E' possibile abbassare il dipinto con un argano posto a
fianco dell'altare: in tal modo si scopre la retrostante nicchia che ospita
la statua di San Nicola da Tolentino. La nicchia, a pianta semicircolare
e con semicatino di coronamento, dipinta di azzurro e stellata in alto,
ha il lato frontale in legno marmorizzato e dorato, ed è chiusa
da uno sportellone a vetro. La statua lignea che in essa si trova raffigura
San Nicola in abito agostiniano, con il sole sul petto, il giglio nella
mano destra ed un pane posticcio nella sinistra. Non si conosce l'autore
di questo simulacro, già ricordato nell'inventario del 1731 circa.
Le storiette di San Nicola da Tolentino
Sui lati interni dei piedritti e sull'intradosso dell'arco che
delimita l'altare, si succedono dodici riquadri raffiguranti episodi della
vita di San Nicola da Tolentino, nonché tre miracoli post mortem.
Le telette sul lato interno dei piedritti hanno dimensioni maggiori rispetto
a quelle poste sull'intradosso dell'arco, le quali risultano incollate
su tavola e separate vicendevolmente da una fascia decorativa dipinta.
Sette riquadri recano in calce il nome del relativo donatore. Le scene
vanno lette iniziando dal lato interno del piedritto sinistro:
- San Nicola fa penitenza per le anime purganti. Donatrice: "MARITANA
MANARI".
- Il Santo prega davanti al tabernacolo e libera dalle pene del Purgatorio
suo cugino Gentile. Donatore: "CORINTIO BARONCINI".
- San Nicola celebra la Santa Messa in suffragio delle anime del Purgatorio,
come richiestogli dal defunto confratello Pellegrino da Osimo. Donatore:
"FRANCESCO MARIA FIORI".
- Il Santo ha la visione del Purgatorio. Donatrice: "FRANCESCA
GROTTI".
- San Nicola, al fine di ovviare alla mancanza di un pozzo presso il
cenobio tolentinate, dopo aver implorato in ginocchio e a mani giunte
il Signore, tra le lacrime, infigge una canna nel suolo del chiostro
fra l'aula capitolare e la chiesa, facendo zampillare prodigiosamente
una vena acquifera.
- Miracolo dell'elemosina trasformata in rose.
Riquadro con lo Spirito Santo.
- A San Nicola, debilitato per il protrarsi delle privazioni, viene
servito un piatto di cacciagione arrostita. Ma l'infermo, anziché
cibarsene, benedice la coppia di pernici e queste spiccano il volo.
- Durante i sei mesi che ne precedono la morte, nel corso delle veglie
notturne di preghiera, Nicola ascolta in rapimento estatico le celesti
melodie intonate da angeli musici.
- Gravemente ammalato, San Nicola sogna che la Vergine col Bambino,
accompagnata da Sant'Ago-stino e Santa Monica, lo esorta a mangiare
un po' di pane intinto nell'acqua al fine di ottenere la guarigione.
Destatosi manda allora un fratello laico a prendere una forma di pane
fresco ed, invocata l'intercessione di Maria, prima di assaporarlo,
può subito tornare alle consuete occupazioni. Donatrice: "BEATRICE
MARINI".
- San Nicola placa una tempesta (miracolo post mortem). Donatore: "BARTOLOMEO
NVTI".
- Con il pane benedetto di San Nicola cessa la peste (miracolo post
mortem). Donatore: «P. F. CHERVBINO».
- Con il pane benedetto di San Nicola si spegne un incendio (miracolo
post mortem).
1 - Giovan Battista Michelini, San Nicola da Tolentino fa
penitenza per le anime purganti
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2 - Giovan Battista Michelini, San Nicola da Tolentino libera
dalle pene del Purgatorio suo cugino Gentile
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3 - Giovan Battista Michelini, San Nicola da Tolentino celebra
la S. Messa in suffragio delle anime del Purgatorio
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4 - Giovan Battista Michelini, San Nicola da Tolentino ha
la visione del Purgatorio
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5 - Ignoto pittore (Giovan Battista Michelini?), San Nicola
da Tolentino infigge una canna nel suolo e fa zampillare l'acqua
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6 - Ignoto pittore (Giovan Battista Michelini?), Miracolo
dell'elemosina trasformata in rose
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7 - Ignoto pittore (Giovan Battista Michelini?), San Nicola
da Tolentino benedice le pernici che gli vengono servite e queste
spiccano il volo
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8 - Ignoto pittore (Giovan Battista Michelini?), San Nicola
da Tolentino ascolta in rapimento estatico le melodie intonate da
angeli musicanti
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9 - Giovan Battista Michelini, San Nicola da Tolentino, gravemente
ammalato, viene guarito col pane che lo esorta a mangiare la Madonna
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10 - Giovan Battista Michelini, San Nicola da Tolentino placa
una tempesta
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11 - Giovan Battista Michelini, Con il pane benedetto di
San Nicola da Tolentino cessa la peste
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12 - Giovan Battista Michelini, Con il pane benedetto di
San Nicola da Tolentino si spegne un incendio
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Le storiette sono state attribuite, al pari della pala d'altare e della
tela di cimasa, al folignate Giovan Battista Michelini, anche se risulta
ben riconoscibile un'apparente diversità di mano tra le storie sui
piedritti e quelle sull'intradosso, che non sembra riconducibile soltanto
ad un diverso stato di conservazione dei due gruppi. Il riferimento al Michelini
è più convincente nel caso delle storiette posizionate sui
piedritti, quelle - per intenderci - contraddistinte (tranne l'ultima) dal
nome del relativo donatore.
L'ornato ligneo e la tela di cimasa
L'imponente mostra lignea dell'altare di San Nicola da Tolentino
è delimitata lateralmente da due lesene con una ricca ornamentazione
a rilievo nella parte bassa (girali e, al centro, una testina alata) e
delle scanalature nella parte medio alta. Le lesene poggiano su un alto
basamento recante l'iscrizione: "ALTARE / PRIVILEGIATUM / QUOTIDIANUM
PERPETUUM / PRO / SACERDOTIBUS / ORD. S. AUGUST. / HIC / CELEBRANTIBUS/
BENED. XIV". Su di esse s'imposta una trabeazione con modanature,
dentelli, altri motivi classici ed una decorazione in rilievo con testine
alate, girali e una cartella al centro. Al di sopra spicca la cimasa,
coronata da un timpano spezzato e delimitata lateralmente da lesene con
protomi dorate, a loro volta affiancate da due volute, sulle quali poggiano
altrettante figure di angeli. La tela della cimasa rappresenta il Padre
Eterno su una coltre di nubi circondato da angioletti, due dei quali lo
aiutano a tenere il globo crucisignato. Nonostante sia tradizionalmente
attribuita al pittore eugubino Pietro Paolo Tamburini, anche questa opera
è stata riferita a ragione a Giovan Battista Michelini.
L'arco contenente a mo' di nicchia l'altare di San Nicola ha i piedritti
paralleli e tangenti alle lesene laterali, con una ricca ornamentazione
dipinta e ad intaglio (motivi fitomorfi, festoni, gigli etc.). Nei due
pennacchi compresi tra l'arco e la sovrastante trabeazione sono raffigurati
due grandi soli antro-pomorfi con raggi in rilievo e dipinti; sulla chiave
di volta dell'arco è presente un cartiglio in cui si legge: "SVO
PANE BENEDICTO FVGAT MALV[M] AB AFFLICTO".
La predella dell'altare ha motivi a girali dipinti sul tipo di quelli
delle due paraste che affiancano la cornice del dipinto. La pala d'altare
è incorniciata a sua volta da lesene laterali con una minuta decorazione
e da due mezze colonne scanalate che sorreggono una trabea-zione terminante
in un timpano spezzato, al centro del quale s'innalza la cimasa coronata
da un frontoncino curvilineo e fiancheggiata da due volute. Nell'ovato
di cimasa appare la scritta "MIRACVLOR(VM) / GLORIA / CORVSCAT".
Nel frontoncino curvilineo è
invece posta una cartella con la scritta "VNVM EX / VII / ALTAR.BVS".
Dallo sportello a destra dell'urna dell'altare è possibile azionare
l'argano che permette lo spostamento della tela al fine di scoprire la
statua del Santo alloggiata nella nicchia retrostante.
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